In
Usa si chiama "class action"è l'incubo delle multinazionali
Basta
un prodotto difettoso, un danno alla salute dei clienti
e scattano sanzioni per miliardi di dollari. Da Ralph Nader in poi
In nessun altro Paese la tuteladel consumatore è così efficace
Il maxi risarcimento serve a riparare al torto e fa da deterrente
dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI
SAN FRANCISCO - "Class action": è
il terrore della grande industria americana, l'arma di distruzione di massa in
mano ai consumatori (e ai loro potenti avvocati).
Basta un prodotto difettoso, un danno alla salute dei clienti, e negli Stati
Uniti scattano sanzioni economiche che possono mettere in ginocchio le più
grandi multinazionali: dal tabacco all'automobile. In nessun altro paese la
protezione del consumatore è così efficace.
Il "consumerismo" americano nacque nel 1965 quando l'avvocato Ralph
Nader mise sotto accusa un modello della General Motors, la Chevrolet Corvair,
in un best-seller intitolato "Unsafe at any speed" (insicura a
qualsiasi velocità). La Gm che ancora si credeva intoccabile lo trascinò in
tribunale per diffamazione e perse, fu condannata a pubbliche scuse e a
risarcire Nader. Da quella vittoria nacquero riforme legislative - la cintura
di sicurezza, i paraurti rinforzati, i test antishock obbligatori per i nuovi
modelli - che dagli Stati Uniti si sono diffuse nel mondo intero.
Le vittorie dei giovani avvocati militanti riuniti attorno a Nader aprirono la
strada a migliaia di emulatori, finché la "tort litigation" (le cause
civili per danni) è diventata una delle più grandi industrie d'America. Ma
perché negli Stati Uniti il cliente è così forte e la grande industria è sotto
pressione, assediata dagli avvocati? Il segreto della forza dei consumatori sta
in quattro peculiarità del sistema giudiziario americano, alcune antiche ed
altre recenti: le giurie popolari, l'istituto della "class action",
il sistema di retribuzione degli avvocati, i "punitive damage".
La giuria popolare risale alle origini della democrazia americana quale fu
studiata nell'Ottocento da Alexis de Tocqueville, e può spiegare i verdetti
favorevoli alla parte debole, cioè il consumatore. Estratti a sorte fra i
cittadini, i giurati simpatizzano con i loro simili più che con le grandi
multinazionali. Ma questo è vero solo in parte. Dovendo applicare la legge, le
giurie possono essere influenzate dalla bravura dei legali, e gli avvocati
migliori spesso lavorano per chi paga di più.
Qui interviene l'importanza della "class action", il principio che
consente ad un'intera collettività di costituirsi parte civile. Se la Microsoft
mette sul mercato un software difettoso, tutti i clienti che l'hanno comprato
possono essere rappresentati come una singola parte lesa, da uno studio di
avvocati. E non solo: è consentito a uno studio di avvocati
"promuovere" il processo alla Microsoft, poi pubblicizzarlo fra i
consumatori, in modo da reclutare via via un numero sempre più ampio di
clienti.
La "class action" ha l'effetto di riequilibrare i rapporti di forza. Se
un singolo consumatore fa causa a una grande azienda, rischia di essere
schiacciato dall'arsenale della difesa avversaria. Ma se decine o centinaia di
migliaia di consumatori fanno tutt'uno, diventano essi stessi una potenza.
Questo effetto perequativo della "class action" viene a sua volta
rafforzato da un'altra peculiarità americana: qui la legge consente che gli
avvocati si prendano una percentuale sull'indennizzo che riescono a ottenere
per i propri clienti, se vincono la causa in tribunale o se convincono
l'azienda a patteggiare dietro pagamento. A questo punto il fior fiore
dell'avvocatura americana è dalla parte dei consumatori: non solo difende una
causa nobile, ma guadagna bene.
La quarta arma segreta che la giustizia americana riserva al consumatore, è
l'istituto del "punitive damage" o indennità punitiva. E' previsto
dalla legge che, una volta stabilità la responsabilità di un'impresa (prodotto
difettoso, insicuro, nocivo alla salute), la giuria possa stabilire un
risarcimento molto più alto del danno reale subito dall'acquirente. Il
risarcimento ha una doppia finalità: riparare le sofferenze morali e materiali
della parte lesa, ma anche scoraggiare comportamenti delittuosi o
irresponsabili da parte delle aziende.
E' cioè consentito alzare l'indennità a un livello tale da farne un deterrente,
che funga da esempio per l'impresa condannata e anche per le altre:
"colpirne una per educarne cento". La sua applicazione più celebre si
è avuta nelle cause intentate alle multinazionali del tabacco Philip Morris e
Reynolds da ex-fumatori ammalati di cancro: alcuni processi si sono conclusi
con indennità in miliardi di dollari, tese non solo a rimborsare ai pazienti i
costi delle cure e i danni morali, ma anche a disincentivare i comportamenti
dei produttori di sigarette (pubblicità ingannevole, promozione del fumo tra i
minorenni, aggiunta di additivi che creano tossicodipendenza).
Una "class action" si concluse con una punizione esemplare nel 2001
contro Ford e Firestone per i pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer,
che tendevano a sbandare ad alta velocità. La sola Firestone ha perso dieci
miliardi di dollari. Anche la corporazione dei medici è sotto tiro: i pazienti
fanno causa facilmente per "malpractice" (errore professionale) e i
chirurghi pagano cari i loro sbagli.
Di recente gli avvocati hanno cominciato a studiare un nuovo filone
promettente, le cause contro i fast-food per il dilagare dell'obesità
infantile. Poprio perché i costi per l'industria americana sono altissimi, il
partito repubblicano e l'Amministrazione Bush hanno più volte proposto di
riformare la "tort litigation" in senso restrittivo, riducendo la
possibilità dei risarcimenti punitivi. Finora non ci sono riusciti. La lobby
degli avvocati - al primo posto tra i finanziatori del partito democratico - è
un avversario agguerrito.
La Repubblica 30 novembre 2003